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Economia e Società nel Mezzogiorno nell'ultimo quarantennio
Un bilancio nel ricordo di Umberto Zanotti Bianco

Lacaita Manduria, 2005

Premessa

La giornata di studio, di cui ora su pubblicano gli atti, è stata l’atto conclusivo di una serie di iniziative promosse dall’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, per ricordare il quarantesimo anniversario delle scomparsa di Umberto Zanotti Bianco, che di essa fu, in assoluto, per quasi un cinquantennio, il più fervido promotore e il più assiduo animatore.
Portare l’attenzione in modo sistematico e critico sugli ultimi quarant’anni di storia meridionale è parso al Consiglio direttivo dell’ANIMI il modo migliore per ricordare e onorare l’opera di uno dei maggiori meridionalisti del secolo XX, anche se con il rammarico di non poter celebrare, nell’occasione, il superamento dell’annosa e complessa problematica, alla cui soluzione Zanotti Bianco dedicò l’intera sua vita. Scorrendo, infatti, i contributi qui raccolti, il lettore costaterò facilmente che parlare di economia e società meridionale dell’ultimo quarantennio, significa certo delineare una vicenda per diversi aspetti costellata di successi, in alcuni casi anche rilevanti, tuttavia, significa anche, e soprattutto, prendere atto del fatto che una questione del Mezzogiorno esiste tutt’ora e che essa è più che mai aperta. I suoi termini sono profondamente cambiati rispetto a quarant’anni addietro, ma non è certo possibile dire che essi siano più semplici da affrontare e che il contesto nazionale e internazionale nel quale si collocano si presenti più favorevole di quanto non fosse alla fine degli anni Sessanta. Tutt’altro.
Si è trattato, dunque, di riflettere criticamente su una storia controversa e difficile, nel corso della quale solo nella breve stagione a cavallo dei due decenni Sessanta-Settanta il divario economico e sociale tra Nord e Sud ha dato la sensazione di accorciarsi. Una storica che, mentre vedeva l’uscita di scena dell’intervento straordinario senza che fosse sostituito da alcuna strategia diversa da quella dello spontaneismo localistico più ristretto e senza regole, registrava, per altro verso, la messa in discussione, da parte di settori importanti della cultura meridionale, delle stesse categorie di “pensiero meridionalista” e di “Mezzogiorno” come entità storica ed economico-sociale unitaria, offrendo involontariamente una sponda alle correnti di pensiero e di azione antimeridionali attecchite nell’ultimo ventennio nel Nord più “profondo”.
Non si è trattato di una giornata soltanto di studi storici. La sessione retrospettiva è stata la premessa più solida per un’analisi delle problematiche presenti e delle possibili strategie politiche future, dibattute in una vivace tavola rotonda finale, che ha reso perfettamente conto della complessità e, per alcuni aspetti, della drammaticità del passaggio storico che il Mezzogiorno si trova a vivere.
Mentre si procedeva alla raccolta e alla stampa degli atti, è venuto a mancare uno dei relatori più illustri: Luigi De Rosa, meridionalista e studioso di fama internazionale, allievo dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce, prodigiosamente attivo per oltre mezzo secolo come studioso e come docente in prestigiosi atenei italiani e stranieri (Chieti, Bari, Torino, Napoli, London School of Economics, Columbia University di New York).
Con Luigi De Rosa la storiografia economica italiana perde uno dei suoi maggiori esponenti, il Mezzogiorno un uomo di eccezionale levatura intellettuale e scientifica, uno degli ultimi superstiti della grande stagione del meridionalismo del dopoguerra, che tra Istituto Italiano per gli Studi Storici, SVIMEZ, “Nord e Sud”, “Cronache meridionali”, ha scritto una delle pagine più fulgide della storia culturale, civile e politica meridionale di ogni tempo.
La relazione che si stampa in questi atti è l’ultimo suo contributo alla storia della questione meridionale e alla causa del riscatto del Mezzogiorno. Alla sua memoria dedichiamo questo volume.

GUIDO PESCOSOLIDO

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