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Istituzioni di Economia sociale

Matteo De Augustinis - a cura di Rosario Patalano, Lacaita, Manduria, 2006

Le Istituzioni di economia sociale (1837) di Matteo De Augustinis più che un trattato in cui si deve cercare a tutti i costi una certa coerenza analitica, o l’impronta di qualche eminente economista d’Oltralpe, finiscono per essere più semplicemente uno strumento per sintetizzare la tradizione italiana con gli sviluppi più recenti della teoria economica. De Augustinis assume così il ruolo di un modernizzatore della scienza economica italiana della prima metà del XIX secolo, favorendo attraverso un pesato eclettismo l’assorbimento dei principali risultati dell’economia politica tardo-classica nell’ambito della tradizione italiana.
La particolare sistemazione teorica che troviamo nelle Istituzioni ha immediate conseguenze sul piano politico, serve ad espellere dalla tradizione di pensiero italiana l’idea che lo Stato possa essere attivo promotore di sviluppo dirigendo direttamente la vita economica. Il modello di sviluppo alternativo che De Augustinis propone per il Regno borbonico anticipa per molti versi la politica economica seguita dal Piemonte nel decennio 1850-1860: inserimento del Regno nell’area di libero-scambio internazionale (che aveva i suoi fulcri nella Francia e nell’Inghilterra); sviluppo dell’agricoltura, in particolare di alcune culture esportatrici su cui il Mezzogiorno aveva un vantaggio comparato e sviluppo di produzioni industriali legate all’agricoltura (semilavorati come la sete grezza e i filati); importazioni di prodotti industriali e di capitali dalla Gran Bretagna e dalla Francia al fine di potenziare la struttura industriale nazionale senza far ricorso ad alcuna misura protezionistica.
Si delinea così negli anni Quaranta la divisione in due gruppi contrapposti della classe dirigente napoletana: da un lato quelli che restano legati all’assolutismo monarchico e rilanciano il progetto di uno Stato modernizzatore protezionista e industrialista; dall’altro chi trova nel mercato, nella difesa della proprietà privata e nell’importanza decisiva dell’agricoltura ai fini dello sviluppo economico, gli elementi per un avanzato programma di riforme. Intorno a questo programma si costruirà il nuovo schieramento cattolico-liberale chiamato a dare fondamento teorico e forza politica al progetto di modernizzazione che si concluderà con l’Unità italiana.

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