L’Alfabeto nelle campagne. L’opera educativa dell’ANIMI in Basilicata (1921-1928), di Michela D’Alessio, Osanna Edizioni, Venosa 2020

Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia

Approfondimenti ANIMI

Ricerche, Riflessioni e Notizie
Eventi e Iniziative
Centenario Leopoldo Franchetti
Centenario Sidney Sonnino
Videoteca

L’Alfabeto nelle campagne. L’opera educativa dell’ANIMI in Basilicata (1921-1928), di Michela D’Alessio, Osanna Edizioni, Venosa 2020

L’Alfabeto nelle campagne. L’opera educativa dell’ANIMI in Basilicata (1921-1928), di Michela D’Alessio, Osanna Edizioni, Venosa 2020 [di Simone Misiani]

L’Alfabeto nelle campagne. L’opera educativa dell’ANIMI in Basilicata (1921-1928), di Michela D’Alessio, Osanna Edizioni, Venosa 2020 [di Simone Misiani]




È con vivo piacere che si segnala il volume di Michela D’Alessio, docente di storia della pedagogia all’Università degli studi della Basilicata. In esso l’autrice compie una minuziosa ricostruzione dell’opera educativa nelle zone rurali della Basilicata svolta dall’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI) nel settennio 1921-1928, quando l’Ente ebbe la delega, per le regioni del Mezzogiorno, del Comitato contro l’analfabetismo. L’azione del governo affidata ad un’istituzione privata controllata dallo Stato, aveva un duplice scopo: portare la lingua italiana nelle campagne (nazionalizzazione) e favorire lo sviluppo economico attraverso un’opera di intervento culturale. Questa visione politica e economica forma uno dei tratti distintivi dell’esperienza italiana in ambito internazionale.
Tale esperimento di pedagogia sociale diretto dall’ANIMI è stato ricostruito dall’autrice come elemento di una storia della pedagogia per la riduzione delle diseguaglianze regionali. Esso viene considerato, correttamente, innovatore nella storia della pedagogia. Michela D’Alessio mette in luce, infatti, il riuscito rapporto centro-periferia: tra il centro romano e la Basilicata, analizza gli strumenti della didattica per i contadini in una regione chiave del Sud. Documenta il rapporto tra Giuseppe Lombardo Radice e i responsabili regionali facendo riferimento alle relazioni annuali di lavoro, in parte inedite o poco note.
In definitiva, sono due le considerazioni che emergono da questa esperienza. In primo luogo, la centralità del ruolo dei direttori didattici nella elaborazione di una pedagogia nelle campagne. Si tratta di intellettuali animati da spirito positivistico, a volte ingenuo, nella convinzione di combattere dalla parte della storia contro la schiavitù. Si prenda il caso di Emilio La Rocca, ideatore del programma scolastico in Basilicata che applica nel primo triennio, avviando un lavoro aggiornato nel Dopoguerra con la metodologia della pedagogia attiva di Guido Calogero. È un filosofo di scuola idealista che, pur essendo passato attraverso l’esperienza del Fascismo, contribuirà a fondare una pedagogia nuova, che farà parte dei programmi della scuola italiana del dopoguerra.
Il modello sviluppato dall’ANIMI viene propagandato e contribuirà alla vittoria dell’analfabetismo, raggiungendo così un obiettivo che renderà il Sud un laboratorio studiato a livello internazionale. In secondo luogo la diffusione dell’alfabeto nelle campagne ci fornisce oggi indicazioni per la questione attuale della povertà educativa la cui soluzione è al centro della strategia per le aree marginali (periferie urbane e aree interne).

Simone Misiani

   

Sostienici con il tuo 5x1000

Sostieni l'ANIMI con il tuo 5X1000. A te non costa nulla - essendo una quota d'imposta che lo Stato affida agli enti di ricerca e promozione culturale - ma aiuterai noi a finanziare progetti tesi a favorire gli studi sul meridionalismo connessi all'integrazione del Mezzogiorno d'Italia nel contesto politico, economico e culturale.

Come fare? È davvero semplice...

• Compila il modulo 730, il CU oppure il Modello Unico
• Firma nel riquadro "FINANZIAMENTO DELLA RICERCA SCIENTIFICA E DELL’UNIVERSITÀ"
• Indica il codice fiscale della fondazione: 80113270583
• Anche chi non compila la dichiarazione dei redditi, ovvero chi ha solo il modello CU fornitogli dal datore di lavoro o dall'ente erogatore della pensione, può destinare il suo 5x1000.